RISCHIO VULCANICO                                                      

I Fenomeni Vulcanici

Le eruzioni vulcaniche si verificano quando il magma (materiale solido, liquido e gassoso ad alta temperatura), proveniente dall'interno della Terra, fuoriesce in superficie.
Una prima classificazione generale distingue le eruzioni vulcaniche in effusive (colate di lava) o esplosive (con frammentazione del magma in brandelli di varie dimensioni chiamati piroclasti).
Esiste anche un'ulteriore classificazione basata su diversi parametri (fonte Rosi et al. 1999).

I fenomeni pericolosi connessi all'attività vulcanica sono:
1. colate di lava,
2. caduta di materiali grossolani (bombe e blocchi),
3. caduta e accumulo di materiali fini (ceneri e lapilli),
4. colate piroclastiche,
5. emissioni di gas,
6. colate di fango (lahars),
7. frane,
8. maremoti (tsunami),
9. terremoti,
10. incendi.
Fra questi i fenomeni più pericolosi sono le colate piroclastiche e le colate di fango.
Le frane vulcaniche e gli tsunami possono essere catastrofici ma sono poco frequenti.
Le eruzioni vulcaniche possono avere durata variabile da poche ore a decine d'anni (il vulcano Kilauea nelle isole Hawaii è in eruzione dal 1986), possono avvenire dalla stessa bocca (es. Vesuvio) o da bocche che si aprono in punti diversi (es. Campi Flegrei, Etna).
Le eruzioni vulcaniche possono inoltre essere classificate sulla base dell'intensità, magnitudo e VEI (Volcanic Explosivity Index).
L'intensità è una misura della massa di magma emessa dal vulcano per unità di tempo (può giungere fino a 10 9 kg/s); la magnitudo è una misura della massa totale di magma emesso (può arrivare a 10 15 kg); il VEI è un indice empirico che classifica l'energia delle eruzioni esplosive (varia da 0 a 8).

Il rischio Vulcanico

Il rischio si può definire come il valore atteso di perdite (vite umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche) dovuti al verificarsi di un evento di una data intensità, in una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Il rischio quindi è traducibile nell'equazione:    R = P x V x E
dove:
P = Pericolosità (Hazard): è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area.
V = Vulnerabilità: la Vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità.
E = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio (es. vite umane, case) presenti in una data area.

In linea generale la vulnerabilità delle persone e degli edifici risulta sempre elevata nei confronti delle fenomenologie vulcaniche, pertanto il rischio è minimo solo quando la pericolosità o il valore esposto sono tali (vulcani "estinti" o che presentano fenomenologie a pericolosità limitata, oppure vulcani in zone non abitate).
Quanto maggiore è la probabilità di eruzione, tanto maggiore è il rischio; così pure, quanto maggiori sono i beni e la popolazione esposta, tanto maggiore è il danno che ne potrebbe derivare e quindi il rischio. Per fare un esempio, il rischio è molto minore per i vulcani dell'Alaska, che si trovano in zone a bassa densità di popolazione, piuttosto che al Vesuvio, nei cui dintorni vivono circa 600 mila persone.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Mediamente in Italia l'uso del territorio vicino ai vulcani, non ha tenuto conto della loro pericolosità, permettendo l'instaurarsi di situazioni di alto rischio. Naturalmente non tutti i vulcani italiani presentano lo stesso livello di rischio che, come abbiamo detto, dipende da vari fattori.
In Italia esistono numerosi vulcani, sia estinti, sia quiescenti, sia attivi.
Sebbene alcuni studiosi ritengono che non si possa mai considerare del tutto estinto un vulcano, la comunità scientifica internazionale ha adottato dei criteri per classificare i vulcani rispetto al loro stato di attività:

  • Vulcani estinti: quelli la cui ultima eruzione risale ad oltre 10.000 anni fa. I principali vulcani italiani che rientrano in questa categoria sono: Monte Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina, Vulture.

  • Vulcani quiescenti: sono vulcani attivi che hanno dato eruzioni negli ultimi 10.000 anni, ma si trovano attualmente in una fase di riposo da tempo più o meno lungo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti quei vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di risposo registrato in precedenza.
    In Italia si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Salina, Lipari, Vulcano, Isola Ferdinandea, Pantelleria.

  • Vulcani attivi: quelli che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. In Italia: Etna e Stromboli.

Vulcano

Ultima eruzione

Stromboli

Attività persistente

Etna

2002-2003

Vesuvio

1944

Pantelleria

1891

Vulcano

1888-1890

Isola Ferdinandea

1831

Campi Flegrei

1538

Ischia

1302

Lipari

VI - VII secolo d.C.

COSA FA LA PROTEZIONE CIVILE

Il Dipartimento della Protezione Civile, direttamente o in collaborazione con altri enti facenti parte del sistema nazionale di protezione civile, svolge attività volte a mitigare il rischio vulcanico sul territorio italiano, adottando le misure opportune per ridurre le perdite di vite umane e di beni in caso di eruzione.
Tali attività si possono suddividere in:
- sorveglianza dei vulcani e previsione delle eruzioni,
- prevenzione dal rischio vulcanico,
- difesa dalle eruzioni e gestione delle emergenze,
- ripristino delle normali condizioni di vita.

Sorveglianza dei vulcani e previsione delle eruzioni
Prevedere un'eruzione vulcanica significa prevedere dove e quando avverrà e di che tipo sarà.
Per rispondere alle prime due domande (dove e quando) è necessario installare delle reti di monitoraggio che rilevano una serie di parametri fisico- chimici indicativi dello stato del sistema vulcanico e ogni loro eventuale variazione rispetto al livello di base individuato.
La previsione a breve- medio termine si basa infatti sul riconoscimento e sulla misura dei fenomeni che accompagnano la risalita del magma verso la superficie, che vengono detti fenomeni precursori.
I principali precursori consistono nell'innesco di fratture (terremoti) causato dall'induzione di tensioni meccaniche nelle rocce, nel rigonfiamento o cambiamento di forma dell'edificio vulcanico provocato dall'intrusione del magma, nelle variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell'intorno dell'edificio vulcanico, nell'incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e dal suolo, nelle variazioni delle caratteristiche fisico chimiche delle acque di falda.
Questi fenomeni, che accompagnano la risalita del magma, possono essere rilevati da opportune reti strumentali fisse, in acquisizione 24 ore al giorno, oppure attraverso la reiterazione periodica di campagne di misura.
La sorveglianza dei vulcani italiani è condotta e coordinata dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che opera in convenzione con il Dipartimento della Protezione Civile, attraverso le proprie Sezioni preposte al monitoraggio vulcanico (Sezione di Napoli - Osservatorio Vesuviano, Sezione di Catania, Sezione di Palermo).

Per prevedere invece di che tipo sarà la prossima eruzione (previsione dei possibili scenari eruttivi futuri) occorre effettuare studi sulla storia eruttiva del vulcano in oggetto ed estrapolare al futuro il suo comportamento passato. Un altro importante contributo è dato dagli studi geofisici (gravimetrici e di tomografia sismica) volti a definire quale sia la struttura profonda del vulcano e il suo stato attuale.

 

Prevenzione del rischio vulcanico
Fra le attività di prevenzione rientrano:
· Studi di pericolosità: come si è detto, ricostruendo la storia eruttiva del vulcano in oggetto e tenendo conto dello stato in cui il vulcano si trova attualmente, è possibile fare previsioni sul tipo di eruzione attesa più probabile.
· Definizione degli scenari di riferimento ed elaborazione di mappe di pericolosità e rischio: una volta individuato il tipo di eruzione più probabile, è possibile predisporre degli scenari eruttivi (anche attraverso lo sviluppo di modelli di simulazione fisico- matematici) ed elaborare delle mappe di pericolosità e rischio.
· Pianificazione d'emergenza: i piani di emergenza, redatti sulla base di uno o più scenari eruttivi e delle corrispondenti mappe di pericolosità, prevedono tutte le azioni da intraprendere in caso di crisi e generalmente contemplano l'evacuazione della popolazione dalle aree esposte a pericolo. Sono stati elaborati i piani nazionali di emergenza vulcanica per il Vesuvio e i Campi Flegrei (attualmente in fase di aggiornamento), mentre altri piani analoghi sono in corso di stesura per i vulcani siciliani. Esistono inoltre una serie di piani comunali redatti in accordo con i piani nazionali.
· Pianificazione territoriale: è importante che il rischio vulcanico sia tenuto in debita considerazione nella pianificazione del territorio, al fine di evitare nuove costruzioni nelle aree esposte.
· Riduzione della vulnerabilità: è in fase di studio la possibilità di ridurre la vulnerabilità delle costruzioni sottoposte ad alcune fenomenologie vulcaniche di minore impatto (es. caduta e accumulo di ceneri).
· Attività di educazione e informazione delle popolazioni esposte al rischio: il Dipartimento della Protezione Civile promuove lo sviluppo di iniziative educative, soprattutto nelle scuole, volte a incrementare la conoscenza dei rischi, dei piani di emergenza, delle norme di comportamento da osservare in caso di crisi e a far crescere la cultura della protezione civile. Inoltre supporta la creazione di "centri visitatori" presso i vulcani italiani.

Difesa dalle eruzioni e gestione delle emergenze
In caso di eruzione dei vulcani italiani, il Dipartimento della Protezione Civile interviene con propri uomini e mezzi sui territori interessati dai fenomeni vulcanici, per attuare i piani di emergenza, soccorrere le popolazioni esposte e mitigare gli effetti dannosi, attivando e coordinando iniziative di difesa attiva (es. deviazione delle colate laviche) o passiva (es. evacuazione pianificata, raccolta e smaltimento ceneri, distribuzione di dispositivi di autoprotezione per la caduta di ceneri).

Ripristino delle normali condizioni di vita
A seguito di eruzioni vulcaniche, come di ogni altro evento calamitoso per il quale viene dichiarato lo stato di emergenza, il Dipartimento della Protezione Civile concorre al ripristino delle normali condizioni di vita, prevedendo lo stanziamento di fondi appositi e promuovendo una serie di iniziative contenute in specifiche ordinanze o altri atti legislativi. La gestione delle fasi di ricostruzione viene poi usualmente affidata ad un commissario delegato.

INDICAZIONI PER LA DIFESA DEL RISCHIO VULCANICO

· Informati se la zona in cui abiti è soggetta a rischio vulcanico.
· Esistono varie tipologie di eruzioni vulcaniche, ciascuna delle quali può presentare diversi fenomeni pericolosi (colate di lava, caduta di ceneri, colate piroclastiche…), in funzione dei quali può essere diverso il comportamento da osservare, pertanto, in caso di eruzione, tieniti costantemente aggiornato tramite la radio e gli altri mezzi di comunicazione e rispetta le indicazioni che saranno diramate di volta in volta dalle autorità di protezione civile.
· Ricorda comunque che le reti di monitoraggio presenti sui vulcani italiani a maggior rischio sono tra le più avanzate al mondo e consentono di prevedere l'approssimarsi di un'eruzione.
· Informati preventivamente sul piano d'emergenza del tuo comune: in caso di eruzione sarà più facile seguire le eventuali operazioni di evacuazione.

Norme di comportamento e autoprotezione in caso di caduta di ceneri vulcaniche

· La caduta di ceneri vulcaniche, anche per periodi prolungati, non costituisce un grave rischio per la salute. Tuttavia, la prolungata esposizione alle ceneri più sottili (meno di 10 micron) può provocare moderati disturbi all’apparato respiratorio. Inoltre, il contatto con gli occhi può causare congiuntiviti e abrasioni corneali. Pertanto, è opportuno prendere alcune precauzioni e assumere comportamenti idonei a ridurre l’esposizione, soprattutto per alcune categorie di soggetti:
- persone affette da malattie respiratorie croniche (asma, enfisema, ecc.);
- persone affette da disturbi cardiocircolatori;

- persone anziane e bambini.

· Durante le fasi di caduta delle ceneri (o durante le giornate ventose se la cenere è già al suolo) è consigliabile rimanere in casa con le finestre chiuse o comunque uscire avendo cura di indossare una mascherina per la protezione dalle polveri e possibilmente occhiali antipolvere. Tali dispositivi di autoprotezione sono particolarmente indicati per le categorie a rischio sopra citate e per coloro che svolgono attività professionali all’aperto.

· In caso di contatto con gli occhi evitare di strofinarli, ma lavarli abbondantemente con acqua.

· Provvedere a rimuovere periodicamente le ceneri dai propri ambienti, avendo cura di bagnarne preventivamente la superficie, al fine di evitare il sollevamento e la risospensione delle parti più sottili. Durante queste operazioni indossare i suddetti dispositivi di autoprotezione.

· Provvedere a rimuovere periodicamente le ceneri accumulatesi sui tetti delle case, con l’ausilio di adeguati mezzi di sicurezza (ponteggi e imbracature), al fine di evitare un sovraccarico eccessivo sulle coperture e prevenire possibili crolli, nonché l’intasamento dei canali di gronda.

· Non disperdere le ceneri lungo le strade, ma raccoglierle in sacchetti da deporre nei punti di raccolta individuati dall’amministrazione comunale. Le ceneri infatti possono intasare le reti di smaltimento delle acque, le reti fognarie e costituire un pericolo per la circolazione stradale.

· Guidare con particolare prudenza nei tratti di strada coperti di cenere.

· Evitare l’uso di motocicli.

· La frutta e la verdura eventualmente ricoperte di cenere possono essere consumate dopo un accurato lavaggio.

· Gli animali da compagnia (cani, gatti, ecc.) dovrebbero essere tenuti in casa.

· La cenere vulcanica ingerita dagli animali al pascolo può provocare serie conseguenze sull’apparato digerente. Pertanto, in caso di abbondante caduta di ceneri, è consigliabile approvvigionare il bestiame con foraggio privo di ceneri.